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lunedì 28 marzo 2016

Relazione: Il nuovo volto della morte nell’era tecnica




RELAZIONE:
Il nuovo volto della morte nell’era tecnica

INTRODUZIONE
Il programma della giornata è stato fatto assegnando, ad un relatore dopo l’ altro, del tempo per esporre il proprio argomento e, dopo ciascuna relazione, si dava la possibilità al pubblico di fare domande inerenti la questione trattata.
Il tutto è stato fatto seguendo una scaletta resa nota ad ogni spettatore tramite un volantino fornito all’ ingresso della struttura.

RIFLESSIONI
Vorrei cominciare provando ad analizzare la vicenda di Eluana Englaro, la quale è stata raccontata quasi per fare un prologo del convegno, dal padre, il signor Beppino Englaro. Senza andare troppo nei particolari, vediamo una giovane ragazza vittima di un’ incidente stradale, che sarebbe stato letale se non fosse stato per l’ intervento di una squadra di soccorso che poi l’ avrebbe condotta nell’ ospedale di Lecco. Rimase per circa un mese in coma per risvegliarsi poi in uno stato vegetativo, il quale venne confermato due anni dopo come tale e permanente. Un anno prima del suo incidente, Eluana, commentò un accadimento analogo al suo che però ebbe come protagonista un suo amico. Le sue parole, rivolte ai genitori, furono le seguenti: ‘’Se dovesse accadere una cosa del genere a me, voi dovete intervenire, dovete farlo di corsa. Se non posso essere quello che sono adesso, preferisco essere lasciata morire. Io non voglio per nessuna ragione rimanere in una condizione del genere’’.
Così il signor Englaro ha iniziato a narrare tutte le battaglie che ha dovuto sostenere per poter far valere il diritto della figlia sulla sua stessa vita. Dal 1992 al 2009 la famiglia di Eluana ha dovuto fronteggiare le istituzioni che si opponevano fondamentalmente all’ interruzione della nutrizione e dell’ idratazione artificiale, essenziali per il mantenimento in vita del corpo della ragazza, con la motivazione che tale atto sarebbe stato di natura eutanasica.
Dopo l’ intervento del signor Beppino, si è veramente entrati nel tema della morte, della vita e di quello che c’è a metà strada. Ci sono state varie fasi, a volte estreme e contradditorie, a volte concilianti. Ci sono stati momenti in cui quasi venivano demonizzati i reparti di terapia intensiva e tutti gli intensivisti, per il fatto che spesso la causa dell’ evolversi di certe situazioni angoscianti come quella della Englaro viene ricondotta proprio all’ ostinazione del mantenere in vita pazienti che solo 30 anni fa sarebbero stati lasciati morire. Poi però la parola veniva data a chi in terapia intensiva ci lavora e chi, con la tecnica raggiunta al giorno d’ oggi, salva tantissime vite delle quali poche vanno incontro a prognosi infausta. Venivano messi i puntini sulle ‘i’ facendo notare, tramite grafici statistici, che spesso quello che viene definito come accanimento terapeutico veniva attuato molto di più nei reparti di degenza piuttosto che nelle R.I.A.
I cardini centrali comunque venivano spesso toccati ed erano: l’ autonomia e l’ autodeterminazione della persona nelle scelte da prendere per sé stessa attraverso le direttive anticipate di trattamento, una mentalità etica sempre più laica che si sta adattando all’ agire internazionale, quindi orientato verso la qualità della vita piuttosto che la sacralità di quest’ ultima, i vincoli imposti dalla legge e dai codici deontologici medici riguardo questo tema che scaturiscono quindi tante contraddizioni. Già perché si proclama a gran voce che l’ uomo ha i suoi diritti e si parla spesso di Oviedo e di tanti altri trattati simili, si scandaglia la funzione e l’ uso del consenso informato, si fa grande etimologia delle parole, ma poi, quando si arriva al letto di una persona in stato vegetativo permanente che precedentemente aveva espresso la volontà di non proseguire le cure nel caso si fosse trovata in una situazione simile, ecco che tutti i trattati e tutti i diritti dell’ uomo vengono violati rimettendo nelle mani del medico l’ autorità di decidere. E non si fraintenda, la maggior parte dei medici spesso agirebbe nell’ interesse della volontà dell’ assistito, se non fosse che andrebbe incontro a seri guai giudiziari. Il tutto riconduceva ad un’ imposizione fatta dalla chiesa cattolica dei propri dogmi in un paese però laico, eppure anche tra le varie affermazioni citate provenienti dal vaticano c’ erano le eccezioni che favorivano, in certi casi, il via libera per una ‘’morte naturale’’. Riguardo all’ importante ruolo che gioca la religione quando si parla di vita e di morte, bisogna ricordare che fu lasciato uno spazio anche per un rappresentante della chiesa valdese, il quale ha spiegato in modo esauriente che tale congregazione religiosa poco ha a che fare con la chiesa cattolica, soprattutto riguardo certi temi, avvicinandosi molto di più invece al pensiero laico.
Si è provato anche a ridefinire il concetto di morte, o per meglio dire, si è provato a comprendere dove sia andato a finire, nel 2012, il limite che c’è tra la vita e la morte, anzi, tra il vivere e il morire. Perché il morire è un processo con un inizio ed una fine, un processo che grazie( o per colpa ) alle scoperte scientifiche  è stato allungato enormemente. E’ stato spiegato che nell’ era ‘’pretecnica’’, di fatto, si moriva per la cessazione del respiro, a prescindere dalla causa scatenante, e che tale evento arrivava in poco tempo. Oggi non è più così perché ci sono i ventilatori meccanici, e anche se il cervello ha subìto un serio danno anossico tale da annullare le funzioni basilari del pensiero, l’ organismo viene mantenuto in vita. Come se già non ci fosse sufficiente carne sul fuoco, parlando di stati vegetativi o di sindromi locked-in, è stato spiegato che, sempre grazie alle scoperte scientifiche, si è provato che certi pazienti in stato vegetativo erano in grado di rispondere, anche solo attraverso l’ attivazione di alcune zone della corteccia cerebrale,  a degli stimoli esterni. Questo ha fatto pensare sul fatto che le persone in S.V. fossero in realtà coscienti e quindi che sarebbe stato possibile trovare un modo per comunicare con loro. Ma c’è anche stato chi ha detto che se una persona in S.V. avesse la possibilità di comunicare di sicuro chiederebbe di non farla continuare a vivere in quel modo.
Per tirare un po’ le fila di tutto quello che è stato detto al convegno, posso dire che sono state dette tante cose interessanti, spiegate altrettante e sollevato questioni che prima, almeno per me, non erano mai state analizzate. Il lato negativo è che, però, non si è parlato di quella che potrebbe essere una soluzione a riguardo, perché questo del testamento biologico, dell’ eutanasia, del suicidio assistito ecc… è un problema che ora non ha soluzione, in Italia. Si è giusto accennato al fatto che ogni decisione e ogni azione è da personalizzare per ogni persona e che i vari codici deontologici e le varie leggi vigenti oggi sono da riadattare al costante progredire della tecnologia, e soprattutto a farli diventare coerenti con ciò che sono i diritti fondamentali dell’ uomo stipulati nei vari trattati internazionali.
Tristemente devo dire che si possono contare sulle dita di una mano le volte che è stata pronunciata la parola ‘’infermiere’’, che anche in questo contesto non viene pienamente riconosciuta l’ importanza di questa figura professionale, lasciandole sempre un ruolo marginale quando si parla al pubblico.

Che il combattimento abbia inizio!


sabato 26 marzo 2016

Teaser Sir Pavolo's channel


Basta avere idee irrealizzabili! D'ora in poi farò qualsiasi cosa mi passi per la testa, e la farò molto male!

giovedì 24 marzo 2016

I pensieri non mi attraggono


Una fresca brezza mi scompiglia i capelli e mi coccola il cuore, dev’essere per il temporale di ieri notte se oggi tutto è più lucido e colorato. Delegando alle gambe il compito di portarmi a casa riesco durante il tragitto a non focalizzarmi su nulla, nemmeno sui miei stessi pensieri; ognuno di loro dice la sua e se ne va, desistendo subito dall’attrarmi. 



#nientedinuovosottoilsole

giovedì 17 marzo 2016

Col senno di noi



''Faresti qualcosa di stupido per me?''
''Quanto stupido?''
''Tanto quanto la mia richiesta''
''Darò prova del mio amore per te''
''Prova d'amore... supereresti le mie aspettative''

domenica 6 marzo 2016

Sunset to Wollaton park


Desidero un grande e ignoto potere.
La capacità, la forza, la volontà di liberarmi dal giogo del condizionale.
Potrei.
Farei.
Direi.
Vacillante esistenza appesa al tiratissimo, delicatissimo presente, sospeso sul precipizio di un ipotetico futuro che nessuno può nemmeno provare come reale.
No. Io e questa esistenza non siamo degni l'uno dell'altro.
Preferisco posso.

Faccio.
Dico.
Le condizioni; meglio porle piuttosto che esserne soggetto (oh no, questa frase potrebbe dirla Vin Diesel in un link fasullo di facebook!). 

Che poi chissà cosa centra quella foto lassù con sto sproloquio.