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domenica 26 aprile 2015

Vanità


Messi in posa
per gli occhi della gente.
Senza posa,
senza sentire niente.

venerdì 24 aprile 2015

Lonely


In compagnia di sé stessi

mercoledì 15 aprile 2015

La mattina


Good nightmare

Ben pochi hanno compreso che per risvegliare un terrore di primordiale natura nelle persone non è sufficiente narrare storie tremende e spaventose. Per quanto l’autore della vicenda possa essere un bravo narratore, un genio creativo, non potrebbe comunque andare oltre certi confini. Ci sono nervi che se stimolati porterebbero qualsiasi soggetto a compiere atti singolari, se non folli, pur di allontanare il sospetto che qualcosa di reale sia oltre quella porta socchiusa. 
Perché poi dovrei attingere dalla mia informe e lugubre fantasia per raccontare qualcosa che non avviene veramente. Sarebbe molto più interessante influenzare, anzi no, costringere il lettore a notare fenomeni che quotidianamente ignora oppure dai quali intelligentemente si defila. Ognuno di noi è un potenziale protagonista, una probabile vittima. Non fraintendetemi, non tutte le vittime finiscono con l’essere uccise, si può essere vittime anche solo di qualche scherzo, di qualche incidente, della propria immaginazione.
Non vi capita mai di essere soli, concentrati su di un determinato punto nella vostra stanza, il quale state guardando, vuoi la tv, un libro, il monitor del computer e improvvisamente percepite qualcosa alle estremità del vostro campo visivo, una sorta di movimento che conclude repentinamente dietro la porta aperta oppure oltre l’angolo del corridoio? Come se qualcuno – o qualcosa  vi stesse fissando e accortosi che vi state volgendo verso d’esso, quest’ultimo repentinamente si nascondesse alla vostra vista.
Mai  tuttavia fate scoperte di madornale orrore. Siete sempre armati di buonsenso, pronti a trafiggere qualsiasi superstizioso e folkloristico dubbio.
Il terrore però è vivo e senziente, conosce bene le sue prede. Se con il buonsenso noi ci difendiamo, lui attende che venga deposto per ghermirci. Quale momento può essere più adatto se non durante il nostro sopore, per i tetri sentieri dell’oblio notturno. Al destarsi della tenebra, sì, l’altra faccia della notte. 
Ed eccoci coricati nel silenzio, vulnerabili, incapaci di fuga sia fisica che mentale, racchiusi in una matrioska di oscurità: le tenebre di fuori, le tenebre della casa, le tenebre della stanza, le tenebre delle palpebre calate, infine le tenebre di inquietanti pensieri che emergono dagli abissi del subconscio, stagno contenente memorie anomale, come delle strane esperienze quotidiane sopraccitate, per esempio.
Un sonno tormentato dagli incubi – e per incubi intendo quelli che ti atterriscono, che ti inseguono durante le successive giornate presentandosi durante quei brevi istanti di solitudine accidentali, risvegliando il vivido e insano orrore provato durante il nadir – è solamente l’esito di visite notturne indesiderate.
Qualsiasi cosa essa sia a farci garbatamente visita, tale cosa si nutre dei nostri spaventi, dei nostri sussulti, degli improvvisi risvegli ad orari assurdi, di tachicardie, di algide sudorazioni in turbini di coperte e vortici di lenzuola.
Questa entità possiede furbizia infernale, attende sempre il momento propizio per sfiorarci, per mostrarsi, intendo l’instaurarsi del dormiveglia. In questa fase circadiana non siamo abbastanza vigili per intellettualizzare ma nemmeno sufficientemente assopiti per ignorare l’avvicendarsi dei fenomeni tremendi che ci attorniano...